L’AREA MARINA PROTETTA DI PORTOFINO

L’area marina protetta di Portofino è stata istituita con il decreto del Ministero dell’Ambiente del 26 aprile 1999 e comprende i Comuni di Camogli, Portofino e S.Margherita Ligure. Comprende una ampia “Zona B”, amata dai subacquei, ed una più piccola ma fondamentale per l’ecosistema marino “Zona A” dove non è permesso nemmeno svolgere immersioni, a meno di casi speciali e preventivamente autorizzati.

IMMERSIONE ALLA SECCA GONZATTI

Per localizzare la secca, provenendo da Portofino, superiamo Punta della Carega, identificabile grazie ad un telegoniometro di grosse dimensioni che appare come una costruzione in cemento a circa 15 – 20 metri sul livello del mare. In corrispondenza della punta, a circa 40 metri dalla scogliera, si erge il cappello bianco della secca. Attracchiamo al gavitello, prepariamo l’attrezzatura ed una volta entrati in acqua iniziamo il nostro tuffo.
Ricordiamoci sempre di fare attenzione a possibili correnti sia in superficie che a correnti che potremmo trovare più in profondità. In quel caso inizieremo sempre la nostra immersione andando contro corrente e ci terremo più vicini possibili alla parete per limitare l’impatto della corrente su di noi.

PROFILO 1 (max -18m)

Scendiamo lentamente in catena, e portiamoci fino ad una profondità di circa -13metri, regoliamo bene l’assetto e stacchiamoci per portarci verso la parete della secca, che risulta generalmente visibile davanti a noi. In questa zona è anche possibile trovare numerose salpe che scorrazzano sulla poseidonia.
Una volta arrivati in prossimità della secca possiamo iniziare una lenta discesa, tenendo la parete alla nostra sinistra, e potremo osservare colonie di corallo, popolate da castagnole e qualche pigra cernia. Durante questa fase ricordiamoci di guardare ogni tanto nel blu, dove è comune scorgere dentici a caccia, e nelle fessure dove amano nascondersi le murene. Seguendo l’andamento della parete arriveremo poi al punto di svolta ed inizieremo a ritornare verso la barca percorrendo l’altro lato. In questo caso staremo un po’ più alti (attorno ai -13) e passando tra la secca e la parete avremo la possibilità anche di incontrare numerosi saraghi e qualche corvina.
Una volta terminato questo primo giro ci troveremo probabilmente ancora con un’ampia riserva d’aria e potremo quindi fare un ulteriore giro rimanendo a profondità tra i -13 ed i -5 metri. Spesso questo secondo giro, svolto più vicini al cappello della secca, è quello che regala le emozioni più belle, con cernie e barracuda che ci accompagnano in questa fase. Il cappello della secca è anche generalmente un buon riferimento per fare la nostra sosta di sicurezza, prima di dirigerci, mantenendo bene assetto e profondità, verso la catena per concludere la nostra immersione.

PROFILO 2 (max -40m)

Iniziamo l’ispezione dei fondali a circa 50 metri dalla secca Gonzatti alla profondità di 20 metri, e quindi proseguiamo verso fondali più elevati. Tutto il tratto di costa è costituito da una franata iniziale di massi di medio piccoli, ad eccezione di alcuni. Ai piedi della franata ci troviamo a una profondità di circa 25 metri. Inizia così una scarpata molto ripida di coralligeno ben sviluppato a formare massi, creste, spaccature, pareti anche piuttosto elevate che mediamente terminano ai 35 metri. Ha inizio a questo punto il detrito ghiaioso che mantiene un andamento scosceso e ci permette di arrivare in breve a circa -40 metri, qui troviamo una distesa di fango, ma guardando verso l’alto manterremo sempre la visione delle rocce come punto di riferimento per il ritorno. Arrivati a -40 compiamo un breve giro ad anello intorno al punto di arrivo. Troveremo delle creste di rocce che si elevano dal fondale e che rappresentano mete per le nostre escursioni; possiamo vedere: Paramuriacee viola, corallo rosso, nudibranchi, Cerianthus, molluschi, colonie di Briozoi ecc… La presenza del fondale roccioso circondato dal fango schietto fa si che ci sia un tripudio di vita che nessun racconto potrà mai spiegare a sufficienza.
Risaliamo lungo la scarpata e tra i 35 e 20 metri cerchiamo delle spaccature più fonde e meno illuminate; grossi rami di corallo balzeranno alla vista, e se saremo fortunati, dove la luce del giorno non arriva potremo scorgere un timido Gattuccio!
Al termine della risalita, tra i massi più vicini alla parete di superficie, dove possiamo incontrare branchi di Cefali, Saraghi pizzuti, Saraghi maggiori, Castagnole, Salpe, ecc…


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